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Body Positivity: cos’è, dove nasce e perché è così importante

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Il termine body positivity o body positive è sempre più sulla bocca di tutti, sulle copertine delle riviste e sui nostri feed di Instagram.

Un termine, questo, che significa accettazione di sé e del proprio corpo, bello nella sua unicità, in opposizione allo standard unico, proposto per lungo tempo nel mondo della moda e in quello dello spettacolo.

Sempre più donne, famose e non, si stanno facendo promotrici di questa filosofia: bianche e nere, occidentali e asiatiche, alte e basse, magre o dalle curve generose, etero o non-binary, diversamente abili, giovani e meno giovani ecc. 

Questo perché, al contrario di quello che alcuni dicono, per essere un’ambasciatrice (o un ambasciatore) della body positivity non devi per forza appartenere ad una minoranza.

Chiunque, infatti, può supportare la causa, essendo il fondamento del body positive proprio l’inclusività, il trovare la bellezza nella molteplicità dei corpi e, più in generale, delle persone.

tre donne diverse e felici

Non si tratta di rovesciare i canoni di bellezza, bensì di allargarli.

Ma dove e quando nasce questo movimento?

Si tratta veramente di un’invenzione recente?

Ecco alcune cose che forse non sai!

"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo"

Come molti movimenti sociali che parlano di inclusività, anche le radici della body positivity possono essere rintracciate negli anni ‘60 del secolo scorso.

Ti sorprenderà sapere che, pur essendo maggiormente donne le influencer che oggi hanno fatto propri questi ideali, sono stati due uomini a dare il via alla cosiddetta “first-wave” della body positivity.

Il primo, Steve Post, era un conduttore radiofonico e decise di organizzare a New York quello che ribattezzò un “fat-in” nel mezzo di Central Park.

Scopo del sit-in era, infatti, quello di protestare contro la discriminazione delle persone sovrappeso. 

Il secondo, Lew Louderback, scrisse un articolo dal provocatorio titolo “Più persone dovrebbero essere grasse!”, stanco di vedere discriminata la moglie a causa della sua taglia.

L’articolo utilizzava per la prima volta parole come fat-shaming e body-shaming (rispettivamente discriminare una persona a causa del suo peso o, più in generale, del suo corpo) e si proponeva anche l’obiettivo di correggere la falsa credenza secondo la quale non essere magri significa automaticamente essere grassi.

Che dire? Un uomo da sposare!

Connie Sobczak ed Elizabeth Scott (fonte foto: thebodypositive.org)

Il termine body positivity comincia ad essere usato, però, negli anni ‘90, grazie soprattutto alle americane Connie Sobczak ed Elizabeth Scott e alla loro associazione The Body Positive, considerata la vera e propria fucina di questo movimento sociale.

Da ricordare che negli anni ‘90 e nei primi 2000 l’ossessione per il fitness e la magrezza a tutti i costi era particolarmente forte.

La terza ondata di body positivity si è sviluppata a partire dal 2012 circa, cavalcando la pervasività e le enormi possibilità offerte dai social, in termini di visibilità, anche a coloro tradizionalmente “tagliati fuori” dalle passerelle e dalle immagini patinate di riviste e pubblicità.

Una rivoluzione dal basso, quindi, ma di cui si sono fatti portavoce diversi brand, fra cui anche Tyresia.

Icone di positività

Il body postive ha contagiato tantissime star e influencer nel corso degli ultimi anni. 

Come non citare l’iconica copertina di Vanity Fair del 30 settembre scorso, che ha visto una Vanessa Incontrada senza veli, scegliere di usare il suo corpo “morbido” come messaggio per tutte quelle donne che vengono derise e/o faticano ad accettare qualche chilo in più.

Vanessa Incontrada sulla copertina di Vanity Fair

Perché a volte le più crudeli – con se stesse e con le altre – sono proprio le donne stesse, condizionate da quella che per decenni è stata fatta passare per “l’unica normalità possibile” dalle riviste e, più in generale, dalla comunicazione di massa.

Lo dimostrano le varie critiche ricevute a seguito di questa mossa da alcune presunte “paladine” della body positivity, che hanno accusato la testata di aver scelto una donna “troppo bella” e, quindi, di aver fatto passare per “normale” un corpo che, di fatto, non lo sarebbe.

In realtà, l’obiettivo del movimento è proprio quello di abbattere l’idea che esista un unico tipo o ideale di bellezza (tradizionalmente rappresentato dalla donna giovane, alta, magra e indoeuropea), per cui qualsiasi corpo va bene allo scopo.

«Dovrebbe essere scontato, ma in tanti pensano ancora che un normopeso non possa far parte del movimento, ignorando che chiunque può sentirsi a disagio con il proprio corpo o avere problemi di accettazione o semplicemente voler supportare la causa» ha detto Laura Brioschi ai microfoni di Repubblica.

laura brioschi e alcune ragazze durante la body positive catwalk
Laura Brioschi insieme ad alcune ragazze durante una Body Positive Catwalk (fonte immagine: alessandracanelli.it)

La Brioschi, oltre ad essere una modella curvy e influencer, è la fondatrice della Body Positive Catwalk, manifestazione itinerante che ha portato migliaia di uomini e donne a sfilare in piazza contro i pregiudizi.

Altre modelle come Ashley Graham, Candice Huffline, Tara Lynn, Winnie Harlow, Slick Woods e Charli Howard stanno contribuendo a definire nuovi canoni di bellezza, più aperti e inclusivi.

In particolare, Charli Howard parla nei suoi libri di temi come l’ossessione per la magrezza, il rapporto con il cibo e quello con il corpo, incoraggiando ragazze e donne ad amare se stesse per quello che sono.

Quindi non dovrei più preoccuparmi della cellulite e della bilancia?

Non stiamo dicendo questo: ogni donna è libera di decidere se e quando mettersi a dieta, se fare dei massaggi anticellulite ecc. (l’esercizio fisico è fondamentale per la salute, per cui quello non lo mettiamo in discussione, così come il fatto di evitare le abbuffate e gli eccessi di ogni tipo).

L’importante è che sia una decisione propria e non dettata da condizionamenti esterni.

Ben venga la cantante Adele che ha deciso di mettersi a dieta perché prima non si piaceva, così come una Ashley Graham che ha fatto del suo corpo giunonico il proprio carattere distintivo.

la bellissima modella curvy ashley graham
La bellissima modella curvi Ashley Graham (fonte immagine: Donne Magazine)

Una donna che si piace è una donna felice e non esiste make-up o trattamento migliore della felicità!

Per cui valorizza le tue forme qualsiasi esse siano.
Ama il tuo corpo, vesti Tyresia.